Il 9 aprile 2022 il Museo archeologico di Fiesole ha riaperto dopo un breve periodo di chiusura.
Durante quei mesi si sono svolti i lavori per la realizzazione del nuovo impianto di illuminazione del Museo. Il nuovo impianto è interamente basato sull’uso della tecnologia LED, che non solo è meno impattante sulla conservazione dei reperti archeologici, ma ne consente anche una migliore valorizzazione: la qualità della luce emessa, infatti, è di gran lunga superiore a quella dei vecchi tubi al neon e restituisce forme, colori e dettagli in modo più chiaro e leggibile.
Tra le opere che più beneficiano degli effetti migliorativi della nuova illuminazione c’è senz’altro la scultura bronzea della “Lupa” di Fiesole (Fig. 1). Il particolare posizionamento dei corpi illuminanti e il direzionamento dei loro fasci luminosi, che investono la scultura dall’alto, contribuiscono ora a metterla in evidenza, facendola risaltare al centro della sala, come merita uno dei reperti più importanti del Museo. Valore storico a parte, la “Lupa” è, infatti, senza dubbio il prodotto di un'officina bronzistica di alto livello non solo per la qualità della realizzazione artistica, ma anche per l’esecuzione tecnica.
Con la nuova illuminazione ora possiamo cogliere e osservare più facilmente alcune caratteristiche di quest’opera e comprenderne ancora meglio il valore.
Il corpo dell’animale, un grosso mammifero rappresentato durante l’allattamento (per la storia del suo ritrovamento e le interpretazioni del soggetto rappresentato - lupa o leonessa? - ecco un approfondimento qui), è reso in modo naturalistico, sia in termini di forme che di proporzioni. Il modellato del torso rende perfettamente l’idea di una struttura corporea possente e asciutta, dalla quale emergono realisticamente le coste del torace e i fasci muscolari delle zampe (Fig. 2). La luce crea sulla superficie liscia del torso un morbido chiaroscuro, in contrasto con quello più mosso e irregolare della folta criniera. Di quest’ultima, composta da grossi ciuffi di pelo ricurvi in forte rilievo, si notano bene la fine lavorazione a piccole semisfere e il dettaglio del pelame reso con sottili incisioni a freddo, fatte a cesello (Fig. 3).
Quà è là sulla superficie della scultura si trovano incavi rettangolari, talora obliterati da tasselli di bronzo (fig. 4), che servivano ad eliminare difetti di fusione oppure per nascondere i fori lasciati dai chiodi distanziatori. Si può osservare bene che i tasselli sono generalmente di piccole dimensioni e di scarsa profondità - indice del fatto che i difetti di fusione dell’opera non dovevano essere di grande entità - oltre ad essere ritagliati con cura e accuratamente rifiniti.
Questi piccoli dettagli ci aiutano a comprendere meglio l’opera e a capirne più compiutamente il valore, mettendolo in relazione alla capacità artistica e tecnica del bronzista. La nuova illuminazione contribuisce senza dubbio a mettere in evidenza tutti questi aspetti e a valorizzare al meglio la scultura.
Non resta quindi che invitare tutti a venire al Museo per poter apprezzare di persona questi e altri dettagli, di questa opera come di tutti gli altri reperti, per riuscire davvero a leggere questi frammenti di storia sotto una nuova luce.
Chiara Ferrari
Riferimenti bibliografici
G. De Marinis, P. R. Del Francia, La Lupa di Fiesole, in Appunti di restauro, Firenze 1998, pp. 15-54.
C. Giardino, I metalli nel mondo antico. Introduzione all’archeometallurgia, Bari 2010.
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