Il 21 aprile è tradizionalmente indicato come il dies natalis della città di Roma.
La data del 21 aprile del 753 a.C. fu stabilita come giorno di fondazione dell’Urbe dall’erudito e letterato romano Marco Terenzio Varrone.
L’immagine che, più di tutte, è assurta - oggi come già ai tempi dei Romani- a simbolo della nascita di Roma, è senza dubbio quella della lupa che allatta i gemelli Romolo e Remo.
Secondo la ben nota leggenda, essi nacquero dall’unione illegittima del dio Marte con Rea Silvia, figlia di Numitore, re di Alba Longa. Essi furono abbandonati subito dopo la nascita in una cesta e ad un sicuro destino di morte nelle acque del Tevere per ordine di Amulio, fratello minore di Numitore, che, avendone usurpato il trono, voleva eliminarne gli eredi legittimi. Invece la cesta, senza rovesciarsi mai, si arenò sulla sponda del fiume, alle pendici del colle Palatino. Fu una lupa a trovare i due gemelli e a prendersene cura, mettendoli al riparo e allattandoli all’interno di un antro (che sarà chiamato Lupercale). L’intervento della lupa è quindi la condizione essenziale per il realizzarsi del glorioso futuro della città di Roma, che sarà fondata sul Palatino proprio da Romolo, dopo che egli avrà prevalso, uccidendolo, sul fratello Remo.
Oggi l’opera senza dubbio più famosa che illustra la leggenda della nascita di Roma è la scultura in bronzo della Lupa Capitolina, conservata nei Musei Capitolini di Roma, che mostra la lupa ferma, su quattro zampe, mentre allatta i due neonati. Anche se la datazione della Lupa Capitolina è da sempre un po’ controversa (per lungo tempo ritenuta opera etrusca di V secolo a.C., poi medievale, e recentemente interpretata come una copia di XII-XIII secolo di un originale etrusco) e le statue dei due neonati sono opera di Antonio del Pollaiolo della fine del XV secolo, quello che è certo è che sin dall’età repubblicana l’immagine che i Romani avevano associato alla fondazione della città era proprio quella della lupa con i gemelli. Livio (Ab Urbe condita, X, 23) e Cicerone (De divinatione, I, 20) ci parlano dell’esistenza di una scultura di questo tipo (o forse due, se sono da considerarsi esemplari distinti) a Roma, che collocano nei pressi del fico ruminale all’inizio del III secolo a.C., il primo, e sul Campidoglio nel 63 a.C., il secondo. L’immagine della lupa con i gemelli è poi presente in numerose altre testimonianze, ad esempio nelle monete romano-campane di III secolo a.C., molto probabilmente nella stessa Ara Pacis a Roma, nell’ara dedicata a Marte e Venere proveniente da Ostia (II secolo d.C.) o ancora, in alcune monete dell’età di Massenzio (fine III-inizio IV secolo d.C.).
La ricorrenza del Natale di Roma e la Lupa Capitolina ci consentono di parlare di uno dei reperti più belli e importanti del Museo Archeologico di Fiesole. Nel Museo è infatti conservata la scultura in bronzo della cosiddetta Lupa di Fiesole. Si tratta del torso, purtroppo senza testa, zampe nè coda, di un mammifero che doveva essere rappresentato nel momento dell’allattamento, vista la presenza di due mammelle sul ventre dell’animale. Non stupisce il fatto che, quando nel 1882 questa scultura fu ritrovata nel corso di alcuni scavi nel centro di Fiesole, subito essa fosse identificata come una lupa (nello specifico, assimilata proprio alla Lupa Capitolina) e datata al I secolo a.C., cioè proprio al momento in cui la città etrusca di Vipsl si trasforma nella città romana di Faesulae.
Le parole di Demostene Macciò, uno dei membri della Commissione archeologica del Comune, non lasciano dubbi: “nel podere comunale […] dove tornarono alla luce importanti avanzi di costruzioni etrusche attribuite al Campidoglio di Fiesole, si rinvenne […] il tronco della lupa capitolina” (Notizie Scavi, 1883).
All’epoca, del resto, era già ampiamente noto il passato romano di Fiesole, testimoniato dagli imponenti resti del teatro, scavato a partire dall’inizio dell’Ottocento, e da molti reperti, come ceramiche, frammenti architettonici, statue, stele funerarie. Vivo era anche il ricordo di altre antichità, come ad esempio delle terme romane, dette “bagno reale di Catilina”, nel Libro fiesolano della fine del XIV secolo.
La datazione della scultura bronzea all’epoca romana e la sua assimilazione alla Lupa Capitolina, il più manifesto simbolo della romanità, fu aiutato anche da altre circostanze: nello specifico, il fatto che la scultura fosse stata rinvenuta nei pressi dei resti di un edificio molto imponente, identificato con il Tempio Capitolino a causa del ritrovamento, pochi anni prima e sempre nei dintorni, di un piccolo cippo in marmo con un’iscrizione che faceva appunto riferimento proprio al restauro del Tempio Capitolino di Fiesole.
Ancora all’inizio del Novecento, Edoardo Galli compilava così la scheda dell’opera: “Cospicuo avanzo riferibile al corpo di una lupa […] con due turgide mammelle superstiti […] è molto probabile che, come il noto esemplare capitolino, facesse in origine parte di un gruppo con Romolo e Remo poppanti” (E. Galli, Schedario del Museo Civico di Fiesole, ms, 1914).
Oggi la bellissima scultura bronzea continua a suscitare meraviglia e ammirazione, ma anche curiosità, nei visitatori, grandi e piccini. Sarà davvero una lupa?
Osservando attentamente lo splendido bronzo, non possiamo non notare la possente struttura muscolare dell’animale e la criniera che, folta attorno al collo massiccio, continua lungo tutta la sommità del dorso. Questi caratteri morfologici non rimandano forse più a quelli di un grosso felino che a quelli di un canide? E se l’animale rappresentato fosse una leonessa, piuttosto che una lupa?
L’interpretazione della scultura fiesolana come lupa è stata rivista recentemente alla luce dei risultati delle scoperte archeologiche degli anni ‘80 che identificano i resti murari rinvenuti nel 1882 con quelli di un complesso sacrale di età ellenistica e non con il Capitolium fiesolano (che sarebbe invece da collocare dove oggi sorge la Cattedrale di San Romolo su Piazza Mino – che doveva essere la piazza del foro romano). Inoltre, analisi chimico-fisiche condotte sul materiale hanno messo in evidenza una composizione della lega del bronzo più compatibile con quella delle fusioni etrusche di età ellenistica che con quelle di età romana.
Quindi, presumibilmente, la cosiddetta Lupa di Fiesole non era una lupa né era romana. Era invece forse una leonessa ed era etrusca.
Era però raffigurata nel momento dell’allattamento, proprio come la Lupa Capitolina. Del resto, il tema del salvataggio e dell’allattamento da parte di un animale selvatico di uno o due neonati è ricorrente in molte culture ed è attestato anche in Etruria, almeno dalla fine del V secolo a.C., come documenta ad esempio una stele funeraria di Bologna, dove è rappresentata proprio una leonessa che allatta un bambino.
Questa immagine quindi non era estranea agli Etruschi di Fiesole che, probabilmente, ne vollero collocare una bellissima rappresentazione in un monumentale edificio pubblico di importante connotazione sacrale o civica, forse come simbolo stesso della città, che fu riutilizzato più tardi dagli stessi Romani.
Lupa o leonessa, la scultura bronzea è senza dubbio uno dei più affascinanti reperti del Museo Archeologico di Fiesole, e vale bene una visita. Che ne dite di venire a vederla di persona?
Chiara Ferrari
Per approfondimenti:
2012, Formigli, La Lupa Capitolina. Un antico monumento cade dal suo piedistallo e torna a nuova vita, in Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts. Römische Abteilung, Band 118, 2012.
2013, De Marco (a cura di), Fiesole, Museo Civico Archeologico. Un secolo di bellezza, Firenze 2013.
2013, Parodo, La nascita e l’infanzia dell’eroe: Telefo, Romolo e Remo: appunti per un’archeologia dei temi mitici del modello eroico, in ArcheoArte. Rivista elettronica di Archeologia e Arte, 2 (2013), pp. 105-120.
Immagini:
Fig. 1 - Lupa Capitolina, Musei Capitolini, Roma (RO) - attribuzione e licenza della foto: Rabax63, CC BY-SA 4.0 Wikimedia Commons
Fig. 2 - Moneta con Lupa che allatta i gemelli Romolo e Remo, già proprietà della Princeton Economics acquistata da Martin Armstrong - attribuzione e licenza della foto: Classical Numismatic Group, CC BY-SA 2.5 Wikimedia.
Fig. 3 - Stele etrusca con leonessa e bambino, Museo Civico Archeologico di Bologna, Bologna (BO) - © Museo Civico Archeologico di Bologna
Fig. 4 - Cippo con iscrizione, Museo Civico Archeologico di Fiesole, Fiesole (FI) - ©Comune di Fiesole
Fig. 5 - Lupa di Fiesole, Museo Civico Archeologico di Fiesole, Fiesole (FI) - ©Comune di Fiesole