villanoviani-fiesole

L’itinerario che percorreremo in questo approfondimento ci conduce alla scoperta di una delle fasi di vita più antiche di Fiesole.

Si comincia nella prima sala del Museo archeologico, di fronte alla vetrina n.1. Qui è conservato un piccolo nucleo di reperti datati all’Età del ferro (IX e VIII secolo a.C.): si tratta di frammenti di vasi, oggetti per la tessitura in terracotta e fibule in bronzo (Fig. 1) che testimoniano l’esistenza di una fase villanoviana nella storia della città.

Fig. 1 - alcuni frammenti ceramici dalla vetrina 1, Museo civico Archeologico di Fiesole
Fig. 1 - alcuni frammenti ceramici dalla vetrina 1, Museo civico Archeologico di Fiesole

Con il termine “villanoviano” è convenzionalmente indicato l’aspetto della cultura materiale delle genti dalle quali si originerà il popolo etrusco. Tra i reperti archeologici che generalmente permettono di identificarla sono vasi di forma biconica decorati con motivi geometrici realizzati a incisione. Questi vasi, oltre ad essere impiegati in ambiente domestico, erano utilizzati - chiusi da una scodella capovolta - anche come urne per riporre le ceneri dei defunti in necropoli composte di caratteristiche tombe a pozzetto. Il corredo delle sepolture poteva essere composto da semplici oggetti, come quelli della vetrina 1: da fuseruole o rocchetti (per le donne), da fibule, oppure da rasoi in ferro (per gli uomini). Alcuni esemplari di rasoi di quest’epoca, di provenienza sconosciuta, possono essere osservati nella vetrina n. 74 (Fig. 2).

Fig. 2 - Rasoi dal Museo civico Archeologico di Fiesole
Fig. 2 - Rasoi dal Museo civico Archeologico di Fiesole

Anche se non è certo che appartenesse proprio ad un vaso biconico, il frammento di vaso con decorazione a meandro incisa del Museo (FIG. 1, in basso a sx) presenta caratteristiche decorative simili e per questo motivo è attribuito a questa facies. Per avere un’idea di quale fosse l’aspetto di un vaso biconico, possiamo osservare uno di quelli scoperti nella necropoli villanoviana rinvenuta negli scavi di fine Ottocento in Piazza della Repubblica a Firenze, davanti al caffè Gambrinus (Fig. 3).

Fig. 3 - Vaso cinerario biconico proveniente da Firenze, necropoli villanoviana del Gambrinus
Fig. 3 - Vaso cinerario biconico proveniente da Firenze, necropoli villanoviana del Gambrinus

Ma da dove provengono i reperti conservati al Museo? Essi furono ritrovati nell’Area archeologica, nel corso di scavi localizzati alle pendici orientali del colle di San Francesco, nello spazio antistante il tempio etrusco-romano (Fig. 4). Essi però non sono gli unici ritrovamenti risalenti all’Età del ferro: nel corso del tempo infatti, altri reperti di questo periodo sono tornati in luce sia sulla sommità dello stesso colle che alle pendici di quello di Sant’Apollinare.

Fig. 4 - Area di ritrovamento dei materiali della vetrina 1
Fig. 4 - Area di ritrovamento dei materiali della vetrina 1

Sebbene non siano associabili a strutture (come capanne o sepolture, ad esempio), la presenza e la particolare dislocazione di questi ritrovamenti permettono di affermare che la città etrusca, che raggiungerà il culmine del suo splendore tra IV e II secolo a.C., fu preceduta (e si originò) da piccoli insediamenti sparsi e distinti di cultura villanoviana e che essi sorsero in posizioni del territorio assolutamente non casuali.
Se ci spostiamo sui luoghi di ritrovamento, infatti, ci rendiamo subito conto della posizione particolarmente strategica dei villaggi, dislocati secondo delle modalità di occupazione del territorio comuni ad altri insediamenti villanoviani dell’Etruria: mentre dall’area del tempio etrusco-romano era infatti possibile controllare la naturale via di transito per la sottostante valle del Mugnone, le postazioni in alto sui rilievi collinari erano connesse all’avvistamento e alla difesa, permettendo di avere un’ampia visuale sia sulla piana dell’Arno a sud (Fig. 5) che sulle vie appenniniche verso nord.

Fig. 5 - Vista della piana fiorentina dal colle di San Francesco di Fiesole
Fig. 5 - Vista della piana fiorentina dal colle di San Francesco di Fiesole

Questi villaggi, che dovevano essere costituiti da capanne costruite in materiale deperibile, sorsero fra IX e VIII secolo a.C. in un ambiente naturale ancora incontaminato, caratterizzato dai rilievi a tratti aspri dei colli fiesolani e dalle vegetazione locale. Solo molto più tardi infatti, si sarebbe formata la città etrusca vera e propria, con i suoi monumenti ed edifici più caratteristici, che ancora oggi possiamo ammirare nell’Area archeologica e nel territorio cittadino.

Chiara Ferrari


Immagini

Fig. 1 – Uno dei rocchetti, la fuseruola, uno dei frammenti ceramici e una fibula in bronzo della vetrina n. 1 (IX-VIII sec. a.C. ca.), Museo civico archeologico di Fiesole (scale diverse)
Fig. 2 – Alcuni esemplari di rasoi semilunati in ferro (IX-VIII sec. a.C.), Museo civico archeologico di Fiesole, coll. Albites
Fig. 3 –  Un cinerario biconico proveniente dalla necropoli villanoviana del Gambrinus, Firenze (da Pagni 2010)
Fig. 4 – L’area di ritrovamento dei materiali della vetrina 1, davanti al tempio, alle pendici del colle di S. Francesco (foto dell’autrice)
Fig. 5 – La piana fiorentina con la valle dell’Arno vista dalle pendici del colle di San Francesco (foto dell’autrice)

Riferimenti bibliografici

M. Martinelli, Fiesole, prima della città. Fasi preurbane e proto urbane in una zona di cerniera culturale, in L’universo, anno LXXV, n. 3 (maggio-giungo 1995), pp. 316-342.
M. Pagni (a cura di), Atlante archeologico di Firenze. Indagine storico-archeologica dalla preistoria all'alto Medioevo, Firenze 2020.
M. Salvini, Fiesole. Contributi alla ricerca delle origini, Firenze 1990.