Un’opera esemplare dell’aspirazione umanistica a conciliare gli opposti.
Il mese di gennaio (in latino Ianuarius) prende il nome dall’antichissima divinità romana, Giano (Ianus), descritto nei Saturnalia di Macrobio come bifronte, guardiano delle porte, che vigila sui passaggi, anche su quello dell’inizio del nuovo anno, dal passato al futuro, in una interessante interrelazione dei concetti di spazio e tempo.
Il recente passaggio, dall’anno trascorso a quello appena iniziato, ci è sembrato l’occasione giusta per presentare un notevole dipinto, esposto nel Museo Bandini.
Si tratta del Trionfo del Tempo, appunto, (Fig. 1) realizzato dal pittore fiorentino Jacopo del Sellaio, con ogni probabilità tra il 1485 e il 1490, insieme al Trionfo di Amore, di Pudicizia e dell’Eternità.
Ispirate ai Trionfi di Francesco Petrarca, le quattro tavole sono state create presumibilmente come spalliere (pannelli dipinti solitamente destinate alle camere nuziali delle abitazioni signorili) che, accostate a due a due, offrivano una lettura in sequenza. (Figg. 2-3)
L’opera nel suo complesso esprime un messaggio strettamente legato alla morale cristiana: ricordandoci la caducità della vita umana, fatta di passioni e virtù, ci richiama al valore incontrastato della fede, unico strumento capace di renderci partecipi dell’eternità.
Lo stemma della famiglia Strozzi, presente sui finimenti dei cavalli che trainano il carro di Amore (Fig. 4), e quello della famiglia Medici, sui finimenti dei cervi che tirano il carro del Tempo (Fig. 5), hanno spinto alcuni studiosi ad ipotizzare che si tratti di un’opera commissionata in occasione di un matrimonio tra membri delle due famiglie.
L’iconografia del “nostro” Trionfo del Tempo è una delle più significative tre quelle risalenti al seconda metà del Quattrocento.
Il Tempo è raffigurato come un vecchio alato, (Fig. 6) che si mantiene in precario equilibrio su uno svegliatore monastico (un particolare orologio a ventiquattro ore, nato nel XII secolo per chiamare i monaci alla preghiera a intervalli regolari e ancora in uso nel XV secolo), appoggiandosi su due grucce, una delle quali ha il manico decorato con un serpente drago. Nella mano destra tiene una clessidra. Alla base dello svegliatore (Fig. 7), due cani, simboli del giorno e della notte, addentano l’asta che lo regge e, come i due putti nudi e alati intenti a segarla, sembrano volerla spezzare, per fermare il Tempo e farlo diventare tutt’uno con l’Eternità.
Il carro, raffigurato frontalmente, è trainato da due cervi e fiancheggiato da uomini e donne in abiti contemporanei. A terra, in primo piano, si vedono rovine architettoniche e stralci di manoscritti, mentre sullo sfondo si staglia un porto marittimo, distrutto e abbandonato.
Il dipinto si rivela ricco di elementi che simboleggiano diverse concezioni del tempo.
Il drago serpente, retaggio dell’antichità, è un rimando alla concezione ciclica del tempo e all’eterno rinnovamento della natura. Già in epoca ellenistica e romana il draco serpens era spesso associato ad Aion, personificazione del Tempo infinito, contrapposto a Chronos, personificazione dello scorrere del tempo e della temporizzazione degli eventi. Ma il serpente era spesso associato anche a Demetra, Serapide e Mitra, i cui culti misterici collegavano il ciclo di morte e rinascita della natura a quello dell’uomo.
La clessidra, attributo del Tempo nelle raffigurazioni dei Trionfi del Petrarca dal 1440, simboleggia, invece, il trascorrere veloce e lineare del Tempo, trasmettendo l’idea della brevità della vita umana e dell’ineluttabilità della morte.
Le rovine architettoniche e il porto distrutto e abbandonato sullo sfondo sottolineano, infine, l’aspetto distruttore del Tempo. Nella cultura romana dell’età augustea la concezione del tempo come forza distruttrice trova un riferimento importante nell’ultimo capitolo delle Metamorfosi di Ovidio, nel famoso passaggio in cui il tempo è definito «edax rerum» (letteralmente: divoratore di tutte le cose).
Siamo dunque davanti, non tanto ad un semplice episodio di revival della classicità, quanto ad un ammirevole tentativo di sintesi tra passato profano e presente cristiano.
Fondendo in un’unica immagine molteplici concezioni del tempo, questa rappresentazione si rivela un esempio significativo dell’aspirazione, tutta umanistica, a conciliare gli opposti. È infatti in seno alla filosofia rinascimentale italiana (e alla cultura neoplatonica fiorentina) che si diffuse il concetto di concordia discors, l’armonia discorde delle cose, ripresa dalle parole di Orazio (Epistole I, 12, 19) e divenuta un’espressione quasi proverbiale per significare un’armonia che risulta da una discordanza di pareri, da un positivo contrasto di idee o sentimenti.
Silvia Borsotti
Bibliografia
E. Panofsky, Studies in Iconology. Humanistic Themes in the Art of the Renaissance, New York 1939, ed it., Studi di iconologia. I temi umanistici nell’arte del Rinascimento, Torino, rist. 1999, pp. 89-134.
M. Sframeli, Jacopo del Sellaio, Trionfi d’Amore, della Pudicizia, del Tempo e dell’Eternità, in - Il Museo Bandini, a cura di M. Scudieri, Firenze, Arti Grafiche Giorgi & Gambi, 1993, pp. 135-142.
C. Gnoni Mavarelli, Museo Bandini di Fiesole. Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio, Firenze, 2011, pp. 77-80.
C. Cieri Via, Visualizzare il tempo. Idee e immagini dall’antichità all’età barocca, in La forma del Tempo, cat. mostra a cura di Lavinia Galli, Milano 2020, pp. 39-51.
L. Gay, Jacopo del Sellaio, Trionfo del Tempo, in La forma del Tempo, cat. mostra a cura di Lavinia Galli, Milano 2020, pp. 134-135.
Immagini
Foto 1 – Jacopo del Sellaio, Il Trionfo del Tempo (Foto di Giovanni Martellucci UniFi - Dipartimento SAGAS)
Foto 2 – Jacopo del Sellaio, I Trionfi di Amore e di Pudicizia (Foto di Giovanni Martellucci UniFi - Dipartimento SAGAS)
Foto 3 – Jacopo del Sellaio, I Trionfi del Tempo e dell’Eternità (Foto del Comune di Fiesole)
Foto 4 – Jacopo del Sellaio, Il Trionfo di Amore – particolare (Foto di Giovanni Martellucci UniFi - Dipartimento SAGAS)
Foto 5 – Jacopo del Sellaio, Il Trionfo del Tempo – particolare (Foto di Giovanni Martellucci UniFi - Dipartimento SAGAS)
Foto 6 – Jacopo del Sellaio, Il Trionfo del Tempo – particolare (Foto di Giovanni Martellucci UniFi - Dipartimento SAGAS)
Foto 7 – Jacopo del Sellaio, Il Trionfo del Tempo – particolare (Foto di Giovanni Martellucci UniFi - Dipartimento SAGAS)