San-Romolo-Museo-Bandini-Fiesole

Il 6 luglio a Fiesole si celebra la festa del patrono, san Romolo.

Il santo è considerato tradizionalmente il primo vescovo della città, discepolo diretto di san Pietro, primo evangelizzatore di molti territori nell’attuale Toscana e santo martire della Chiesa cattolica.

In realtà, i dati sono particolarmente lacunosi e molti sono stati gli studiosi che, dal Settecento in poi, hanno messo in dubbio la veridicità di san Romolo come personaggio storico. Tuttavia, Fiesole, città del suo martirio, conserva ancora delle tracce utili a ricostruire il racconto del santo e il suo stretto rapporto con questo territorio, in cui affondano le radici storiche e leggendarie del suo culto.

Il percorso che ci permette di raccontare la storia di san Romolo parte da fuori Fiesole, dalla Badia Fiesolana. Questa, posta a circa 1 km ai piedi di Fiesole, su via dei Roccettini (nei pressi di San Domenico), rappresenta la tappa finale della vicenda del santo e la prima del nostro percorso.
Della Badia Fiesolana, da sempre nota come la prima cattedrale dell’antichissima diocesi di Fiesole, mancano dati certi sull'aspetto originario, prima che i numerosi interventi la rendessero com’è oggi, con la caratteristica (e discussa) facciata ritmata da geometrie verdi e bianche.

Fig. 1 - La Badia Fiesolana vista da nord, disegno di G.M. Hessemer, 1828
Fig. 1 - La Badia Fiesolana vista da nord, disegno di G.M. Hessemer, 1828

La vita del santo patrono fiesolano, scritta successivamente all’epoca delle vicende che tratta e conservata nell’Archivio Capitolare di Fiesole in un manoscritto risalente probabilmente all’XI o al XII secolo, narra di come Romolo avesse incontrato l’apostolo Pietro e da quest’ultimo fosse stato incaricato di avviare la sua opera di evangelizzazione. La leggenda vuole che san Romolo fosse nato da una donna romana e, in seguito a una visione, fosse stato da questa abbandonato. Sarebbe stata una lupa a nutrirlo fino all’arrivo di san Pietro, il quale prese con sé il bambino, battezzandolo con il nome di Romolo e crescendolo sotto i suoi insegnamenti. Fu durante una predicazione che Romolo venne catturato insieme a quattro suoi discepoli, morendo da martire un 6 luglio della fine del I secolo (da notare le numerose analogie con la storia dell’omonimo Romolo, fondatore di Roma, la cui sparizione era collocata il 7 luglio). La leggenda, infine, vuole che il suo corpo fosse stato gettato in un pozzo, a circa un miglio a sud dalle mura dell’etrusca Fiesole.
Sebbene non ci siano prove certe sull'ubicazione dellla prima sepoltura del santo, è tradizionalmente tramandato che essa si trovasse sotto la Badia Fiesolana, al cui interno si conservò a lungo una cappella circolare intitolata proprio a san Romolo. La forma circolare della cappella ricordò a molti l’aspetto di un martyrium, ovvero il tipico edificio che, soprattutto intorno al IV secolo, sorgeva sulle sepolture dei santi martiri e che, spesso, nei secoli successivi si sviluppava in una basilica (Fig. 1).

Abbandonando la Badia Fiesolana e incamminandosi in salita su via Vecchia Fiesolana, giunti all’incrocio con il viuzzo degli Angeli, si incontra la seconda tappa che ripercorre le vicende della vita di san Romolo.

Fig. 2 - "Sasso del martirio" di San Romolo, via Vecchia Fiesolana
Fig. 2 - "Sasso del martirio" di San Romolo, via Vecchia Fiesolana

In un piccolo spiazzo da cui si gode di uno scorcio affascinante su Firenze, si trova un sasso squadrato di rilevanti dimensioni. Dietro di esso, un’iscrizione seicentesca ricorda come lì avessero trovato la morte le vittime innocenti che professavano la religione di Cristo. La vita di san Romolo ci riferisce che il santo, dopo essere stato più volte catturato e cacciato dalla città per aver convertito molte persone ed essersi rifiutato di bruciare l’incenso in onore degli dei pagani, fu trascinato nel luogo del supplizio, tra percosse e ferite, insieme ai suoi discepoli, ai quali venne infine inferta la decapitazione. Il sasso, collocato poco fuori dal punto in cui dovevano passare le mura della città etrusca (e che ancora non sono state individuate archeologicamente con certezza), è tradizionalmente conosciuto come il possibile luogo del martirio di Romolo (Fig. 2).

Continuando a salire, si raggiunge quasi subito piazza Mino, la piazza principale di Fiesole; davanti a noi, si staglia il fianco sinistro della cattedrale di San Romolo.
Abbiamo così percorso la strada che nel 1028 devono aver fatto anche le reliquie del santo. Fu infatti in quell’anno che il vescovo fiesolano Jacopo il Bavaro decise di spostare la vecchia cattedrale sull’altura dove in antichità sorgeva la città etrusca e romana di Fiesole. In questa occasione, le reliquie di san Romolo furono trasportate dall’antica collocazione (l’odierna Badia Fiesolana) alla nuova cattedrale, intitolata tuttora proprio a San Romolo.

Fig. 3 - Urna con le reliquie di san Romolo, cripta della cattedrale di Fiesole
Fig. 3 - Urna con le reliquie di san Romolo, cripta della cattedrale di Fiesole

È al suo interno, nella cripta, che sono conservate ancora oggi le reliquie del santo (Fig. 3). L’urna, risalente probabilmente al IV secolo, conserva i resti di un corpo che, nel corso degli anni, è stato più volte riesumato e che, attualmente, manca del cranio perché conservato separatamente in un busto reliquiario. Oltre alle reliquie, però, la cattedrale conserva anche un’epigrafe che getta dei dubbi sull’esistenza storica del santo venerato.
Essa si presenta molto consumata e dai pochi versi che si riescono a leggere, si capisce che indicava la tomba di un messus Romolus, lettore e diacono della chiesa fiesolana. Alcuni fanno risalire l’iscrizione al IV secolo e ritengono che sia stata trasferita qui dalla Badia Fiesolana nel 1028 insieme alle reliquie di san Romolo. Questa è l’unica testimonianza storica che abbiamo di un Romolo, definito, a ogni modo, non santo martire ma diacono (Fig. 4).

Fig. 4 - trascrizione dell'epigrafe "Messi Romuli"
Fig. 4 - trascrizione dell'epigrafe "Messi Romuli"

Le fonti scritte, poi, ci tramandano pochissime menzioni di Romolo; una di queste risale sicuramente a prima del 1028, quando il vescovo fiesolano Teuzone, durante una sua omelia, parla di Romolo, ma mai definendolo martire. Nel 966, poi, il vescovo Zanobi fece delle donazioni alla chiesa intitolata a San Romolo confessor. Anche qui, dunque, nessun riferimento allo stato di martire del santo, che sembra invece essersi affermato nel corso dell’XI secolo.
Le teorie sull’esistenza storica di un san Romolo martire, discepolo diretto di san Pietro, e i tentativi di far coincidere le poche fonti a nostra disposizione sono svariati. Assai complesso è lo scioglimento della questione e le risposte (per quanto parziali) non possono essere certo ricercate qui, ma nell’ampia bibliografia che da secoli se ne occupa.

Uscendo dalla cattedrale, ci dirigiamo verso l'ultima tappa del nostro percorso: il Museo Bandini (Fig. 5).

Fig. 5 - San Romolo e due compagni, Benedetto Buglioni, XVI secolo, Museo Bandini, Fiesole
Fig. 5 - San Romolo e due compagni, Benedetto Buglioni, XVI secolo, Museo Bandini, Fiesole


Qui, nella sala delle robbiane, troviamo un gruppo scultoreo realizzato da Benedetto Buglioni all’inizio del XVI secolo e formato da tre personaggi identificati con san Romolo e due dei suoi quattro discepoli. Queste tre opere provengono molto probabilmente dalla Badia Fiesolana, proprio da quella cappella semicircolare nella quale si trovava l’altare dedicato al santo e che, tradizionalmente, si vuole sorgesse sulla primitiva sepoltura del martire. L’occasione per la realizzazione delle statue potrebbe essere stato il miracolo avvenuto nel 1516, durante la visita alla cappella da parte del papa Medici Leone X: lasciato cadere un anello all’interno del pozzo dove sarebbero stati sepolti i corpi dei martiri, il papa lo avrebbe poi recuperato macchiato di sangue. Testimonianza, questa, della sacralità del luogo.

Con l’ultima tappa del nostro breve percorso, quindi, torniamo mentalmente a dove siamo partiti.
Nonostante la storia di san Romolo sia tratteggiata da vicende leggendarie e lacune storiche, è indubbio che il suo culto si sia radicato profondamente tra i fedeli, creando un legame molto stretto tra la città e la sua popolazione.

 

Irene Dei


Riferimenti bibliografici

AA.VV., 1986, Fiesole, una diocesi nella storia, Firenze.
Borsi F et alii, 1976, La Badia Fiesolana, Firenze.
Klapisch Zuber C., 1997, San Romolo: un vescovo, un lupo, un nome alle origini dello Stato moderno, in Archivio storico italiano, n. 571, disp. 1, 1997, Firenze.
Lenza A., a cura di, 2006, Il Museo Bandini a Fiesole, Firenze.
Raspini G., 1997, San Romolo vescovo di Fiesole, Firenze.

Immagini

Fig. 1 - La Badia Fiesolana vista da nord, in un disegno di G.M. Hessemer, 1828, tratta da Borsi F et alii, 1976, La Badia Fiesolana, Firenze, fig. 8.
Fig. 2 - Il "Sasso del martirio di san Romolo", via Vecchia Fiesolana.
Fig. 3 - Urna con le reliquie di san Romolo, cripta della cattedrale di Fiesole.
Fig. 4 - trascrizione dell'epigrafe "Messi Romuli", tratta da Raspini G., 1997, San Romolo vescovo di Fiesole, Firenze, p. 56.
Fig. 5 - San Romolo e due compagni, Benedetto Buglioni, XVI secolo, Museo Bandini, Fiesole.