Grazie al progetto che ha portato alla nascita dell'Olio della Biodiversità del Teatro, abbiamo la possibilità di parlare di quattro olivi molto speciali che, letteralmente, affondano le proprie radici nella storia.
Dopo una campagna di ricognizione sul territorio fiesolano avviata nel 2019 dall'Associazione del Distretto Biologico in sinergia con l'Amministrazione Comunale e l'Istituto di BioEconomia del CNR, nell'Area Archeologica sono stati individuati quattro olivi con fenotipo antico.
Il fenotipo è l'espressione del genotipo della pianta, che racchiude gli aspetti che le permettono di adattarsi all'ambiente in cui vive. Studiando e confrontando gli olivi che oggi circondano i resti dei monumenti archeologici fiesolani, sono emersi quattro olivi con un fenotipo diverso dagli altri, un fenotipo di origine antica.
Questi olivi si differenziano dagli altri in quanto le loro caratteristiche si sono mantenute dall'antichità fino ad oggi, diversamente da quelle degli olivi che più comunemente disegnano il paesaggio fiesolano.
Le radici di queste quattro piante vanno quindi doppiamente ricercate nel passato: da una parte troviamo il loro fenotipo antico, dall'altra il fatto che crescono rigogliose in un luogo intriso di storia.
Per evidenziarne la rarità, ciascuno dei quattro olivi, oggi riconoscibili tramite un cartellino, ha ricevuto un nome che evoca il legame con la storia del territorio in cui cresce.
Abbiamo così: Teatro, Fiesole, Etrusco, Civetta...quattro nomi parlanti, che ci raccontano ciò che l'olivo in sè rappresenta per la storia di Fiesole antica.
Se per Teatro e Fiesole il legame con il territorio appare evidente, per Etrusco e Civetta merita spendere alcune parole in più.
Il nome Etrusco, rievoca il popolo che ha edificato la città di Fiesole e che l'ha dotata di monumenti importanti di cui ci restano le tracce ancora oggi: la cinta muraria, ad esempio, o il tempio nell'Area Archeologica.
Quest'ultimo, riedificato dai romani nel I secolo a.C., accoglieva le preghiere dei fedeli ed ospitava le offerte lasciate per la divinità.
Alcune di queste offerte, o ex voto, furono raccolte in una stipe votiva e ritrovate dagli archeologi nel corso degli scavi.
Tra i bronzetti ed i vari oggetti rinvenuti, uno in particolare si è rilevato fondamentale per ipotizzare il culto venerato in questo santuario: la piccola civetta in bronzo, ora conservata nel Museo Archeologico, fu infatti subito riconosciuta come l'animale simbolo della dea Minerva.
Ecco qui spiegato il nome Civetta, scelto per il quarto olivo. Esso si lega alla dea della saggezza Minerva, associata a questo animale per la capacità di vedere di notte e di riconoscere, anche al buio, i pericoli nascosti.
Tuttavia, i legami tra gli olivi e la dea Minerva non si esauriscono qui: l'olivo, infatti, era la pianta sacra di Minerva.
Il mito greco vuole, infatti, che fosse stata proprio la dea Atena ad aver donato agli uomini la prima pianta di olivo.
Si narra che il dio del mare Poseidone e la dea della saggezza Atena volessero entrambi ottenere il titolo di divinità protettrice dell'appena sorta città di Atene.
Per risolvere la contesa, fu indetta una gara in cui le due divinità avrebbero dovuto presentare un dono per la città. Chi avesse offerto il dono più utile, sarebbe stato decretato vincitore e protettore di Atene.
Battendo il tridente, il dio del mare fece uscire dalle onde del mare un cavallo: gli Ateniesi avrebbero potuto utilizzarlo per facilitare gli spostamenti e i movimenti in guerra.
La dea della saggezza, invece, piantò in terra la sua lancia e fece nascere un olivo: coltivabile in tempo di pace, la pianta avrebbe prodotto numerosi frutti utilissimi per la vita quotidiana.
Il dono di Atena fu decretato più utile di quello di Poseidone e, così, l'olivo divenne l'albero dedicato alla dea, oltre che simbolo di pace e, da quel momento, rametti di olivo venivano portati nei templi e nelle processioni durante le feste dedicate ad Atena/Minerva.
Considerati sacri fin da tempi lontanissimi, gli olivi sono da sempre sinonimo di pace e della capacità dell'uomo di coltivare la terra e lavorarne i frutti.
Coltivare olivi, infatti, permetteva di ottenere le olive da cui ricavare l'olio, un prodotto fondamentale nell'Antichità perché utilizzato in molteplici settori: l'alimentazione, come ingrediente per unguenti e balsami anche medicinali e come combustibile per le lucerne.
Una pianta così importante per la vita quotidiana dell'uomo non poteva che essere associata ad una divinità saggia e dalle tante qualità positive e curative, quale era Minerva (conosciuta dai Greci come Atena)!
L'Area Archeologica, quindi, con il suo serrato dialogo tra natura e archeologia, preserva ancora, tra le pietre e le piante con fenotipo antico, il profondo legame tra tempio, olivi e culto di Minerva.
Irene Dei