Anche i Romani a febbraio festeggiavano l'amore con dolci e rose rosse?
San Valentino è sempre esistito? Cosa succedeva prima della festa del santo?
Ogni 14 febbraio torna la festa che divide tra suoi fautori e oppositori, entrambi accomunati però da un particolare che sfugge a quasi tutti: l'odierno Calendario liturgico in questo giorno non celebra più soltanto il santo Valentino, ma anche la memoria dei santi Cirillo e Metodio (patroni d'Europa). Com'è, allora, che in buona parte del mondo il 14 febbraio rimane la festa di san Valentino?
Sospendiamo i giudizi sulla commercializzazione o meno di rose rosse e cioccolatini e, soprattutto, sulla superficialità o sulla profondità dei sentimenti dichiarati, per cercare, invece, di risalire alla formazione del significato che oggi diamo a questa giornata.
Se, curiosi di capire com'è nata la tradizione attuale, si digita su un qualsiasi motore di ricerca "origine di San Valentino", si trovano centinaia di articoli in cui compare l'associazione con i Lupercalia romani.
I Lupercalia erano una delle feste più conosciute, longeve e sfacciate dell'antica Roma. Si celebravano il 15 febbraio ed erano dedicati a Fauno, corrispettivo romano del dio Pan, protettore delle greggi e del mondo pastorale (Fig. 1); per questo motivo era chiamato anche Luperco, cioè "protettore contro i lupi", da cui deriva il nome della festa in suo onore.
E, in un certo senso, è proprio intorno alla figura del lupo che si svolgevano le celebrazioni in onore del dio. Esse si tenevano sul colle Palatino, nel cosiddetto Lupercal, ovvero la grotta sacra dove si diceva che il pastore Faustolo avesse trovato la lupa mentre allattava Romolo e Remo. I Lupercalia si configurano come una festa molto antica, legata ai pastori e all'origine di Roma, a conferma anche di quanto scriveva Cicerone (I secolo a.C.), che li definiva "selvagge riunioni" istituite "prima della libertà e delle leggi". Era proprio lo svolgimento del rito a rendere "selvaggi" e inaccettabili i Lupercalia (anche Augusto cercò di limitarne i contenuti violenti e provocatori). Due ordini di sacerdoti, i Luperci Quinctiani e i Luperci Fabiani (istituiti gli uni da Romolo e gli altri da Remo) si ritrovavano nel lupercale del Palatino, dove immolavano un capro e un cane. Il coltello bagnato dal sangue delle vittime sacrificali veniva poi passato sulla fronte di un esponente di ciascuno dei due gruppi sacerdotali. Il sangue era poi pulito con della lana inzuppata nel latte e a quest'azione i Luperci rispondevano ridendo. La fase "selvaggia" del rito, però, iniziava in seguito: i sacerdoti si spogliavano e con le pelli degli animali sacrificati facevano delle strisce (februa, da cui il nome di Febbraio) che in parte indossavano come perizoma e in parte utilizzavano come fruste. Cominciava così una folle corsa attraverso la città, durante la quale i Luperci percuotevano chiunque incrociassero. Importantissimo notare come fossero soprattutto le donne a offrirsi alle frustate: essere percosse durante la processione dei Lupercalia era considerato un rito molto propizio per la fertilità.
I Lupercalia, pertanto, per i Romani erano una festa associata prima alla purificazione dei pastori e delle greggi, poi alla fertilità femminile, ma non avevano alcun legame con l'amore.
Nel 495 d.C., quando il Cristianesimo era una religione sempre più affermata, le cose cambiarono e papa Gelasio I vietò ufficialmente la festa pagana dei Lupercalia.
Secondo alcuni, al loro posto istituì il 15 febbraio la festa della Purificazione di Maria (la Candelora, che sarebbe poi stata spostata al 2 febbraio), secondo l'opinione popolare, invece, li sostituì con le celebrazioni del santo Valentino, il 14 febbraio.
In realtà, non si trattò di una semplice sostituzione di culti.
Un primo problema, intanto, è che sembrano documentate le vite di due santi martiri di nome Valentino, entrambi celebrati il 14 febbraio: uno veniva commemorato a Terni, in una basilica funeraria posta al 63° miglio della Flaminia (Fig. 2), l'altro a Roma, in un santuario al 2° miglio della stessa strada. La questione sulla loro identità è ancora dibattuta, grazie anche all'apporto di fonti scritte, epigrafiche e archeologiche, ma quello che qui è importante sottolineare è che nessuno dei due santi sembra avere legami diretti con il tipo di amore che festeggiamo oggi. Il vescovo e martire Valentino, oggi patrono di Terni, infatti, lega la sua storia a episodi di guarigione che convincono poi molti giovani, tra cui il figlio del praefectus Urbis, ad abbandonare gli studi classici per intraprendere quelli spirituali. Ciò comportò l'irritazione del prefetto, che decretò la decapitazione di Valentino.
Da quanto emerso fin qui parrebbe quasi che san Valentino, prima di essere il protettore degli innamorati, fosse riconosciuto semmai come promotore dell'abbondono della cultura romana e della religione pagana. Gli episodi in cui il santo avrebbe regalato una rosa ai giovani che gli facevano visita o in cui avrebbe aiutato le coppie a riappacificarsi o a sposarsi sembrano essere, invece, frutto di tradizioni e leggende popolari.
Il passo fondamentale per l'associazione di san Valentino alla festa degli innamorati fu compiuto in Inghilterra nel XV secolo dal poeta Chaucer; pare, infatti, che sia stato lui il primo a legare il santo all'amore. Nelle sue opere si trovano riferimenti a san Valentino come protettore di quell'amore che permette la rinascita della natura anche attraverso l'unione degli uccelli, la quale avverrebbe proprio nel giorno della sua festa. Poiché il 14 febbraio siamo ancora in inverno, alcuni pensano che Chaucer in realtà si riferisse a un altro san Valentino, vescovo di Genova (città in cui il poeta aveva viaggiato) e celebrato il 2 maggio.
Con il passare del tempo e con l'elaborazione del topos letterario, nel XV secolo si ha La charte de la Cour d'Amour, il primo documento in cui si associa esplicitamente la vita primaverile degli uccelli al 14 febbraio, giorno, appunto, in cui si ricorda il santo Valentino da Terni.
Da quel momento, il giorno di San Valentino è la giornata dell'amore, sia quello che permette la rinascita della natura, sia quello (quando più, quando meno) spirituale e fedele degli uomini. Il 14 febbraio uomini e donne inglesi sceglievano il/la proprio/a "Valentine", ovvero la persona da amare, e per fargli/farle conoscere i propri desideri utilizzavano dei biglietti, le cosiddette 'valentine'... le stesse che ogni anno Charlie Brown spera di trovare nella sua cassetta delle lettere.
Così, attraverso i secoli e tramite stratificazioni a volte complesse di leggende, fatti, religione, letteratura, desideri e riti, san Valentino è giunto fino a noi identificandosi con il protettore dell'amore. Non stupirà, pertanto, se oggi in moltissimi, provenienti da tutto il mondo, si recano nella basilica di San Valentino a Terni per chiedere un aiuto al santo, dichiarando di <<non essere affatto disposti a un amore qualunque, ma soltanto a... "quello giusto" >> [A. Liberati, in Bassetti, Menestò, p. 341] (Fig. 3).
Irene Dei
Riferimenti bibliografici
Bassetti M., Menestò E., a cura di, 2012, San Valentino e il suo culto tra Medioevo ed età contemporanea: uno status quaestionis, Spoleto.
Cantarella E. 2009, Dammi mille baci, Bergamo.
Gislon M., Palazzi R., 1997, Dizionario di mitologia e dell'antichità classica, Bologna.
Turchi N., 1934, alla voce Lupercali, in Enciclopedia Italiana Treccani.
Credits fotografici
Fig. 1 - Il dio Fauno (Pan), dettaglio di brocca, IV sec. a.C., Collezione Costantini, Museo Archeologico di Fiesole.
Fig. 2 - Saint Valentine's basilica, autore Supergab di Wikipedia in italiano, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, attraverso Wikimedia Commons
Fig. 3 - Preghiere lasciate dai pellegrini giapponesi al Santuario di San Valentino di Terni, tratto da Bassetti M., Menestò E., a cura di, 2012, San Valentino e il suo culto tra Medioevo ed età contemporanea: uno status quaestionis, Spoleto, p. 338.