Firenze, 1873.
In città si respira aria di novità e rinnovamento: l'aspetto delle strade è stato modificato alcuni anni prima, quando i quartieri più vecchi sono stati demoliti per lasciare spazio a nuovi palazzi degni della Capitale del Regno d'Italia.
Personalità dell'ambiente culturale italiano animano i salotti e i caffè di Firenze, creando i presupposti per una inedita rinascita che coinvolgerà tutta la nazione. Così, si può immaginare che, tra una bevuta e una riflessione, si faccia largo la notizia di una scoperta archeologica inaspettata: nella vicina Fiesole, piccola città sui colli a nord di Firenze, sta venendo in luce un antico teatro (Fig. 1).
Gli scavi, condotti dal marchese Carlo Strozzi della Regia Deputazione per i Monumenti d'Etruria, stanno restituendo frammenti del fregio e della scena. Tuttavia, l'importanza del ritrovamento diventa sempre più evidente, man mano che si prosegue con i lavori: l'edificio antico è abbastanza conservato da pensare di procedere a un restauro delle strutture originali e di integrarle con nuovi elementi. Si restituirebbe così al teatro romano un aspetto compiuto, anche al fine di essere vissuto e utilizzato dalla cittadinanza in occasioni particolari.
Cinque anni dopo, nel 1878, gli scavi e il restauro sono pressoché conclusi, ma il dibattito sulla gestione dell'area e del nuovo museo archeologico è appena cominciato, interessando non solo Fiesole, ma anche le maggiori personalità dell'ambiente museale fiorentino. Nel frattempo, il teatro romano comincia a essere conosciuto e a entrare tra le mete dei visitatori del Grand Tour.
Intanto, alcuni personaggi, accomunati dall'amore per l'arte, si riuniscono in società culturali e si ritrovano per scambiarsi idee e opinioni. La notizia del rinvenimento del Teatro romano di Fiesole non passa inosservata.
In particolare, entra nelle discussioni di un gruppo di intellettuali che nel 1896 aveva fondato una nuova rivista, Il Marzocco, con lo scopo di contribuire al dibattito culturale rinnovando il senso estetico del tempo. Tra i collaboratori ci sono Ugo Ojetti, Enrico Corradini, Vittorio Pica, Giovanni Pascoli, Luigi Pirandello, Luciano Zuccoli; Gabriele D'Annunzio (che ne aveva proposto il nome) appoggia la rivista, tra i cui fondatori troviamo Adolfo e Angiolo Orvieto (Fig. 2).
È proprio quest'ultimo che nel 1901, insieme al barone Augusto Franchetti, grecista e traduttore, avanza l'ipotesi di utilizzare il Teatro romano di Fiesole per ospitare uno spettacolo classico, facendolo tornare a vivere nella sua originaria funzione.
Angiolo Orvieto, non solo uomo di cultura, ma anche avvocato, ha tra i suoi amici e clienti anche Gabriele D'Annunzio e Eleonora Duse, attrice di straordinari talento e fascino. L'idea di rappresentare una tragedia antica nel Teatro di Fiesole affascina molto la Duse, tanto che cerca di coinvolgere nella realizzazione del progetto anche Roberto Mendelsshon, suo caro amico e sostenitore (Fig. 3).
Tuttavia, i tempi non sono ancora maturi per accogliere una proposta così innovativa e al contempo costosa (la risistemazione della cavea è stimata per 20.000 Lire); così, tra dubbi e titubanze anche sulla possibile reazione del pubblico, l'idea viene accantonata.
Seguono anni turbolenti, ma molto proficui per Angiolo Orvieto: tenuto fronte alla crisi interna de Il Marzocco, per rinnovare la cui redazione viene chiamata a collaborare anche la moglie Laura Cantone, nel 1902 Angiolo è tra i fondatori di una nuova società culturale, la Leonardo da Vinci. Al suo interno sono ammessi soltanto 100 membri tra "artisti, letterati e uomini di pensiero"; lo scopo è accogliere i soci e avere un luogo dove poter discutere di "problemi importanti, tenere conferenze, dare concerti, fare esposizioni di quadri e disegni". Tra i membri della Leonardo da Vinci compare anche Gabriele D'Annunzio, che scende a Firenze dalla sua villa La Capponcina di Settignano, in cui in quegli anni risiede, poco distante dalla villa della Duse.
I due nel 1896 avevano iniziato una relazione in cui il poeta si riservava di essere il solo autore dei testi che l'attrice avrebbe portato in scena. Tra alti e bassi, tradimenti e incomprensioni, il sodalizio artistico (e non solo...) va avanti fino al 1904, quando D'Annunzio sottrae alla Duse l'interpretazione della Figlia di Jorio, il dramma che avevano composto insieme. Eleonora Duse, delusa e profondamente amareggiata, chiude dolorosamente la relazione con Gabriele D'Annunzio e cerca consolazione e sostegno proprio a casa di Angiolo Orvieto e della moglie Laura, con la quale stringe una forte amicizia e con cui si confida: "Mi ha spremuto come un limone e poi mi ha buttato via".
Nel frattempo, però, il dibattito culturale iniziato alcuni anni prima aveva sortito dei risultati, tanto che, quando nel 1911 Angiolo Orvieto ripropone di realizzare uno spettacolo antico nel Teatro romano di Fiesole, riscuote consenso e appoggio. L'Amministrazione comunale e la Soprintendenza approvano il progetto e Angiolo, insieme ad alcuni soci della Leonardo da Vinci, comincia a organizzare lo spettacolo. Le gradinate mancanti vengono integrate con delle strutture in legno, l'architetto Ezio Cerpi (che nel 1914 realizzerà il Museo civico Archeologico di Fiesole) e lo scenografo Aristodemo Landi provvedono all'apparato scenico della tragedia scelta: l'Edipo Re di Sofocle (Fig. 4).
Si cura ogni dettaglio, tanto che anche la data dell'esordio, fissata al 20 aprile, cade grossomodo nel periodo in cui nell'antica Atene si festeggiavano le Grandi Dionisie, le Feste dedicate al dio Dionisio, protettore del Teatro. La scenografia è spettacolare e l'organizzatore Ulisse Saccenti, direttore e impresario del Teatro Niccolini di Firenze, aveva pensato davvero a tutto. L'aspettativa del pubblico su questa rappresentazione era enorme: era la prima volta in Italia che un teatro antico ospitava di nuovo una rappresentazione classica.
Il 20 aprile 1911 una folla di spettatori invade Fiesole fin dal primo pomeriggio, salendo da Firenze con tutti i mezzi possibili; la vendita dei biglietti deve essere sospesa e molti sono costretti ad assistere allo spettacolo dai bordi della cavea.
In questo contesto, 110 anni fa, si tenne il primo spettacolo di una lunga serie di rappresentazioni nel Teatro romano di Fiesole.
Nello stesso anno si replicò l'Edipo Re e si rappresentò l'Oreste, gli anni successivi videro Le Baccanti (1913 - Fig. 5), l'Aminta del Tasso (1914); poi la guerra interruppe gli spettacoli, che ripresero nel 1918 con l'Agamennone.
Il 1922, in particolare, fu dedicato alle opere di D'Annunzio, del quale si ebbe il sostegno, ma che non presenziò mai gli spettacoli nel Teatro: l'ironia del destino volle che la prima opera rappresentata quell'anno fosse proprio La figlia di Jorio, che tanta delusione aveva portato alla Duse, tra le prime sostenitrici della ripresa degli spettacoli nel Teatro romano di Fiesole.
Da quel momento, più o meno ogni anno, il Teatro tornava a vivere per i contemporanei con la sua originaria funzione, fino a che, nel 1939, non venne dato per la prima volta un nome al programma di iniziative che si tenevano nell'antico edificio: Estate Fiesolana.
Dopo vari anni in cui la gestione e l'organizzazione furono più volte modificate, dagli anni '60 in poi l'Estate Fiesolana ha assunto l'aspetto di un Festival multidisciplinare più stabile, che raccoglie non solo spettacoli teatrali, ma anche concerti, danza e altre forme d'arte.
Se quest'anno l'Estate Fiesolana è giunta alla sua 74° edizione, lo dobbiamo anche a quei personaggi come Angiolo Orvieto ed Eleonora Duse, che all'inizio del '900 hanno avuto l'intuizione di unire per la prima volta una scoperta archeologica all'arte teatrale e classica, facendo rivivere (e vivere) un monumento storico, esattamente come accadeva duemila anni fa.
I. Dei
Piccola bibliografia
Borgioli M., a cura di, 2009, Il Teatro romano va in scena. Documenti per la storia dell'Estate Fiesolana, Firenze.
Nuzzi C., a cura di, 1994, Eleonora Duse a Firenze, Firenze.
Credits Immagini
Fig. 1 - Archivio storico di Fiesole
Fig. 2 - Angiolo Orvieto, Gabinetto Vieusseux, Fondo Orvieto, in Nuzzi C., a cura di, 1994, Eleonora Duse a Firenze, Firenze, p. 14
Fig. 3 - Eleonora Duse, Gabinetto Vieusseux, Fondo Orvieto, in Nuzzi C., a cura di, 1994, Eleonora Duse a Firenze, Firenze, p. 24
Fig. 4 - Archivio storico di Fiesole
Fig. 5 - Archivio storico di Fiesole