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All'origine del Carnevale: i Saturnalia

 “Arrivò su una nave. Era vecchio, aveva lunghi capelli e una barba fluente. Indossava un mantello di porpora e in mano reggeva una falce. […] L’ospite-dio si chiamava Saturno: il suo nome, diranno i Romani, discendeva da satus, l’atto di seminare, o dalle sationes, le sementi.”
[tratto da L. Ferro, M. Monteleone, Miti romani. Il racconto, Einaudi 2010, p. 16]

Il dio Saturno, con in mano la falce
Il dio Saturno, con in mano la falce

L’incipit del racconto del mito di Saturno che vi proponiamo è senz’altro ricco di mistero e di suspence, ma… cosa ha a che fare un vecchio dio delle sementi armato di falce con il nostro Carnevale, la festa del riso, della burla e della maschera?

Per cercare di capire questo legame, dobbiamo andare indietro nel tempo, fino all’età romana. L’opinione comune infatti è che all’origine del Carnevale ci siano le antichissime feste pagane dei Saturnalia, dedicate proprio al dio Saturno.

Saturno era il dio dell’agricoltura e del raccolto ed era festeggiato dai Romani il 17 dicembre. Col tempo, i Saturnalia furono estesi fino a raggiungere, sotto il principato di Domiziano (81-96 d.C.), una durata di sette giorni, fino al 23 dicembre.

Il tempio di Saturno a Roma, nel Foro romano
Il tempio di Saturno a Roma, nel Foro romano

Essi erano una festa dal carattere rurale: si celebravano la semina e il ritorno del sole ad illuminare i campi; si rievocava inoltre un’età mitica, quella in cui a regnare su Roma era stato appunto lo stesso Saturno, un tempo che tutti i Romani ricordavano come l’aurea aetas (l’età d'oro), in cui gli uomini vivevano in pace, in perfetta eguaglianza, nell’abbondanza di prodotti e nella ricchezza equamente suddivisa.

A partire dall’età imperiale -quando ormai queste feste erano diventate pubbliche-  le celebrazioni comprendevano un lettisternio (cioè un banchetto per gli dei, in cui venivano allestite le mense con le effigi delle divinità) organizzato dal Senato al Tempio di Saturno nel Foro romano e un banchetto pubblico a cui tutti potevano partecipare che si concludeva con le grida beneauguranti "Saturnalia!".

La stele funeraria in cui, nelle ultime due righe, si legge il nome dei cultores Saturni, datata al II sec. d.C.
La stele funeraria in cui, nelle ultime due righe, si legge il nome dei cultores Saturni, datata al II sec. d.C.

A Fiesole nel II secolo d.C. doveva esserci una corporazione religiosa che si occupava specificatamente delle feste e degli onori da rendere a Saturno, quella dei cultores Saturni.  Al Museo archeologico si trova infatti una stele funeraria dove compare proprio il nome di questa corporazione religiosa.

Dopo le celebrazioni pubbliche, la festa continuava a livello privato. Ed è qui l’aspetto dei Saturnalia che più li fa assomigliare al Carnevale come lo conosciamo oggi, come festa del ribaltamento dei ruoli, della sfrenatezza e del gioco.
Infatti nelle case, in questa occasione, erano i padroni ad imbandire la tavola alla quale sedevano, unica occasione in tutto l’anno, assieme ai loro stessi servi, con i quali condividevano il pasto, in una situazione di parificazione dei ruoli o anche di loro completa inversione. Usanza era, inoltre, lo scambio di doni, come piccole statuine di terracotta (sigilla), ceri (cerei) oppure mascherine votive (oscilla). Si indulgeva anche in giochi altrimenti vietati, come quello dei dadi!

I cittadini romani potevano non indossare la toga (che li distingueva da chi cittadino romano non era), mettere la più comoda e informale synthesis e portare sul capo il pileus, il berretto usato generalmente dai liberti, ovvero gli ex schiavi! Tutto questo, chiaramente, avveniva in un clima di maggiore rilassatezza degli usi e dei costumi, di allontanamento dalle rigide costrizioni sociali normalmente imperanti e poteva terminare in “frizzi e lazzi”, come si usa dire oggi.

E le maschere?
Durante i Saturnalia, in realtà, non era comune l’utilizzo di maschere, che certamente esistevano, ma erano impiegate in altri contesti, ad esempio dagli attori di teatro, uso che è testimoniato anche a Fiesole, nelle lastre in marmo del teatro romano, oggi conservate al Museo archeologico, dove sono raffigurate appunto maschere inserite in motivi a festone.

Un rilievo del teatro romano di Fiesole con la raffigurazione di una maschera
Un rilievo del teatro romano di Fiesole con la raffigurazione di una maschera

Un’occasione religiosa in cui le fonti invece parlano chiaramente dell’impiego di travestimenti erano i cortei in onore della dea egizia Iside per il Navigium Isidis, il 5 marzo. Non a caso, anche queste celebrazioni sono da alcuni ritenute tra le possibili antenate del nostro Carnevale!

Ad ogni modo, la maschera, come elemento caratterizzante del Carnevale, è presente sin dal Medioevo, ormai molto tempo dopo l’abolizione dei Saturnalia, avvenuta nella seconda metà del IV secolo d.C.

Abbiamo visto che ricercare le radici di una festa antica come il Carnevale, il cui nome risulta attestato per la prima volta nel XII secolo, non è cosa semplice. Basta ancora una volta a dimostrarlo la discussione stessa sulla etimologia del termine (carnem levare? carrus navalis?), legate ad altrettante interpretazioni sull’origine.

Quella dei Saturnalia è dunque, in realtà, solo una delle possibili feste che, anticamente, abbiano potuto contribuire a definire le caratteristiche del Carnevale come lo conosciamo oggi.

 

Chiara Ferrari


Per approfondimenti:

  1. Brugnoli, Il Carnevale e i Saturnalia, in La Ricerca Folklorica, no. 10 (1984), pp. 49–54.
  2. Ferro, M. Monteleone, Miti romani. Il racconto, Einaudi 2010, pp. 16-20.

Immagini:

Particolare di affresco con il dio Saturno, conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, attribuzione e licenza:Xinstalker at Italian Wikipedia, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Tempio di Saturno, Foro romano, Roma, attribuzione e licenza: Danielhbordeleau, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Stele dei cultores Saturni, ©Comune di Fiesole

Dettaglio di rilievo del teatro romano di Fiesole,  ©Comune di Fiesole