Andrea della Robbia

Segni di un’adesione appassionata in un’Adorazione del Bambino

Nella notte tra l’8 e il 9 novembre 1494 Piero de’ Medici fu costretto ad abbandonare precipitosamente Firenze, colpito da una taglia di 5000 ducati (per chi lo avesse catturato) e di 2000 ducati (per chi lo avesse ucciso). Il figlio primogenito di Lorenzo il Magnifico fuggì dalla città per la porta di San Gallo insieme con i due fratelli, Giovanni (allora cardinale e futuro papa Leone X) e Giuliano. L’alba del 9 novembre 1494 vide aprirsi una fase nuova della storia politica di Firenze, presto dominata dalla figura di Girolamo Savonarola.

Poche settimane dopo, il 23 dicembre 1494, fu istituito il Consiglio Maggiore, la cui costituzione il frate domenicano aveva fortemente caldeggiato e che rimarrà il pilastro del ritrovato assetto repubblicano del governo della città fino al 1517.

Il declino del primato dei Medici, già percettibile negli ultimi anni di vita del Magnifico, aveva visto, infatti, per contro, l’ascesa del Savonarola, che con le sue prediche accese aveva infiammato gli animi di molti fiorentini, alimentando l’esigenza del recupero di valori spirituali dimenticati.

Nei sermoni del frate, ascoltati con estatica devozione dalle moltitudini, alla condanna della corruzione della società e della Chiesa, si univano terrificanti visioni di prossime catastrofi e di castighi inviati da Dio per punire la città peccatrice. L’unica possibilità di salvezza per Firenze, era prospettata nel ritorno ad una vita rigorosamente e autenticamente cristiana.

La predicazione del Savonarola, di intonazione popolare e rivolta anche ad un pubblico non colto, riconosceva all’arte un’importante funzione didattica, di chiara narrazione di vicende escatologiche, che dovevano commuovere, favorire l’interiorizzazione e persuadere, fino a condurre al completo abbandono alla fede.

Molti artisti fiorentini, come Alessandro Botticelli, Jacopo del Sellaio, Lorenzo di Credi e il giovane Bartolomeo di Paolo, detto Baccio della Porta (che più tardi si fece frate domenicano con il nome di fra’ Bartolomeo), rimasero sommamente impressionati dalle prediche del Savonarola e alcuni non esitarono a passare all’azione, per difendere, anche con le armi, il frate domenicano quando il Convento di San Marco fu assalito dai nemici nel 1498. Fra questi, Giorgio Vasari ricorda Alesso Baldovinetti, oramai anziano, Andrea della Robbia con i figli Luca e Paolo e uno dei del Tasso.

Sappiamo anche che i due figli di Andrea, nominati dal Vasari, pochi anni prima (Luca nel 1495 e Paolo nel 1496) avevano deciso di prendere gli abiti domenicani nel convento del predicatore. E, soprattutto, che Andrea risulta nella lista di trecento cittadini fiorentini che subirono una punizione nel 1498 per avere firmato la celebre petizione indirizzata al papa Alessandro VI in cui si affermava che Savonarola non era un eretico.

Ma i segni più eloquenti dell’adesione appassionata di Andrea agli ideali savonaroliani li ritroviamo proprio nella sua produzione artistica.

Nei decenni a cavallo del secolo, Andrea della Robbia fu senza dubbio tra i principali interpreti del nuovo clima devozionale, con la messa a punto di un linguaggio volutamente arcaizzante, che proponeva composizioni semplificate, emotivamente coinvolgenti e comprensibili anche ai ‘semplici’ e agli ‘illetterati’.

Ne è uno splendido esempio il grande medaglione a rilievo con cornice di cherubini e ghirlanda, realizzato in terracotta invetriata da Andrea attorno al 1495 e oggi esposto nel Museo Bandini di Fiesole (fig. 1).

Figura 1 - Andrea della Robbia, Madonna in adorazione del Bambino tra due angeli
Figura 1 - Andrea della Robbia, Madonna in adorazione del Bambino tra due angeli

Nel rilievo circolare centrale (fig. 2) sono raffigurati la Vergine inginocchiata e due angeli, in atto di adorare il Bambino Gesù, che giace disteso sull’erba e sorride alla Madre, sollevando verso di lei una mano (fig. 3). Lo circonda una cornice con una serie di cherubini bianchi su fondo celeste, a sua volta racchiusa da una ghirlanda policroma di foglie, fiori (convolvolo e capsule di papavero) e frutta (cedri, aranci, pigne, mele e castagne), legati da un nastro giallo e oro (figg. 4 e 5).

Figura 2 - Dettaglio
Figura 2 - Dettaglio

L’aspetto originario del medaglione doveva essere più caldo, prezioso e lucente. Una pulitura eseguita nel 1998 ha infatti rivelato ovunque tracce di ampia doratura ‘a freddo’: sulle ali dei cherubini e degli angeli, sui capelli, sulle aureole, sull’erba, sulle foglie e sui nastri della ghirlanda; di profilature e e forse di decorazioni agli orli delle vesti; di raggiera luminosa sul fondo ceruleo dei cherubini. L’opera fu modellata come esemplare unico, senza fare uso di calchi (neppure nella realizzazione della cornice esterna) e non se ne conoscono repliche.

Figura 3 - Dettaglio
Figura 3 - Dettaglio

Il medaglione racchiude in sé molti degli elementi espressivi che ricorrono nell’arte di Andrea dell’ultimo decennio del Quattrocento, quali la domestica tenerezza che lega la Madre e il Figlio, la semplificazione compositiva e l’attenzione ai particolari, che contribuiscono a ricondurre la scena in una sfera più quotidiana, rendendola più accostante e coinvolgente.

Figura 4 - Dettaglio
Figura 4 - Dettaglio

Nel corso della sua attività, Andrea fu responsabile di una produzione artistica vastissima. Sotto la sua guida la bottega dei della Robbia, in cui sono attivi almeno cinque dei dodici figli, lavora per una committenza sempre più vasta, sia religiosa che laica, raggiungendo un’eccezionale espansione commerciale, anche oltre i confini della penisola italiana.

Figura 5 - Dettaglio
Figura 5 - Dettaglio

Fino all’ultimo, e ben oltre il 23 maggio 1498 (data in cui Girolamo Savonarola fu ucciso e bruciato come eretico in Piazza della Signoria), egli rimase fedele agli orientamenti artistici e culturali del Convento di San Marco, come dimostra il Presepe realizzato nel 1515 per il convento domenicano di Santa Maria Maddalena alle Caldine (di cui oggi rimangono solo tre figure), testimone del vigore e dell’afflato devozionale che ancora sosteneva l’ottuagenario maestro (fig. 6).

Figura 6 - Andrea della Robbia, Presepe
Figura 6 - Andrea della Robbia, Presepe

Andrea muore a Firenze il 4 agosto 1525: per sua espressa volontà le esequie furono officiate nella Chiesa di San Marco e le sue spoglie sepolte nella tomba di famiglia nella Chiesa di San Pier Maggiore, accanto a quelle di Luca, zio e maestro.

                                                                                                                      Silvia Borsotti


Immagini

Fig. 1 - Andrea della Robbia, Madonna in adorazione del Bambino tra due angeli, 1495 c., Fiesole, Museo Bandini

Fig. 2 - Andrea della Robbia, Madonna in adorazione del Bambino tra due angeli, 1495 c., Fiesole, Museo Bandini – particolare

Fig. 3 - Andrea della Robbia, Madonna in adorazione del Bambino tra due angeli, 1495 c., Fiesole, Museo Bandini – particolare

Fig. 4 - Andrea della Robbia, Madonna in adorazione del Bambino tra due angeli, 1495 c., Fiesole, Museo Bandini – particolare

Fig. 5 - Andrea della Robbia, Madonna in adorazione del Bambino tra due angeli, 1495 c., Fiesole, Museo Bandini – particolare

Fig. 6 - Andrea della Robbia, Presepe, 1515, Caldine, Convento di Santa Maria Maddalena, 

Bibliografia

G. Gentilini, Andrea Della Robbia, Madonna in adorazione del Bambino fra due angeli, entro cornice con cherubini e ghirlanda, in Il Museo Bandini, a cura di M. Scudieri, Firenze, Arti Grafiche Giorgi & Gambi, 1993, pp. 163-164.

A. Cecchi, La prima Repubblica (1494-1512), Savonarola e la “Scuola di San Marco”, Soderini, Adriani e la “Scuola del mondo”, in L’officina della maniera. Varietà e fierezza nell’arte fiorentina del Cinquecento fra le due Repubbliche (1494-1530), a cura di Alessandro Cecchi e Antonio Natali, Venezia, Marsilio 1997, pp. 337-345.

F. Petrucci, Andrea della Robbia, in I Della Robbia e l’”arte nuova” della scultura invetriata, a cura di G. Gentilini, Firenze, Giunti, 1998, pp. 172-181

M. Scudieri, Madonna in adorazione del Bambino fra due angeli, in I Della Robbia e l’”arte nuova” della scultura invetriata, a cura di G. Gentilini, Firenze, Giunti, 1998, pp. 214-215