Al momento della morte, Angelo Maria Bandini, con illuministica disposizione testamentaria, lasciò il suo “Museo Sacro” a un’Opera di Pietà Pubblica, da fondarsi sotto la dipendenza del vescovo e del Capitolo della Cattedrale di Fiesole, con lo scopo di conservare e gestire la collezione d’arte del canonico e prendersi cura dell’educazione dei «poveri giovani studiosi fiesolani».
Per un secolo la raccolta rimase nell’Oratorio di Sant’Ansano, allestito dal Bandini negli ultimi anni della sua vita, e l’Opera Pia Bandini riuscì a salvaguardarne quasi integralmente l’unità, nonostante le difficoltà organizzative ed economiche. All’inizio del XX secolo, però, la condizione in cui versavano le opere era critica, tanto che fu necessario pensare al loro trasferimento in altra sede.
Un primo progetto dell’architetto Giuseppe Castellucci, per un nuovo edificio che doveva essere costruito su un terreno lungo la Via Riorbico, oggi Via Giovanni Dupré, a fianco della cappella del coro della cattedrale e del campanile, fu approvato dal Capitolo della Cattedrale di Fiesole nella seduta del 20 luglio 1906. Nella stessa occasione, tuttavia si rilevava il problema della mancanza del denaro necessario per la realizzazione del progetto, e si evidenziava la necessità di reperire finanziamenti esterni.
Con ogni probabilità le ricerche non andarono a buon fine, tanto che nel 1909 fu chiesto a Castellucci un nuovo progetto, probabilmente ridimensionato, rispetto al primo e meno costoso (Figg. 1 e 2). Comprendeva due sale al primo piano per il museo, una sala per la scuola domenicale di disegno e un quartierino per il custode. Questa volta la spesa complessiva prevista per la realizzazione era di 17.114,25 lire.
Passarono ancora due anni e alla fine, probabilmente un po’ per le pressioni che venivano dal Soprintendente delle Gallerie preoccupato delle condizioni delle opere, un po’ per l’incoraggiamento dato da un contributo di 1.000 lire stanziato dal Ministero della Pubblica Istruzione per il restauro delle opere della collezione, il Capitolo rompe gli indugi e trova una soluzione al problema. Il 28 dicembre 1911, infatti, stipula una Convenzione con l’impresario edile Luigi Taiuti, che si impegna a costruire a sue spese l’edificio, a condizione di avere, in cambio, la gestione del Museo per 35 anni, durante i quali si sarebbe rimborsato delle spese di costruzione e di quelle di gestione. Contemporaneamente il Capitolo tenta di fare anche un accordo col Comune di Fiesole, per istituire un biglietto unico di 1 lira per l’ingresso agli scavi, al teatro romano e al Museo Bandini, il cui 30% sarebbe stato versato al Capitolo, che poi lo avrebbe girato al Taiuti.
I lavori di costruzione iniziarono alacremente e alla fine del 1912 il museo era già costruito (Fig. 3).
Iniziò così il trasferimento delle opere dall’Oratorio di Sant’Ansano. Il loro ordinamento nel nuovo spazio espositivo fu curato dal Direttore delle Gallerie Giovanni Poggi e dall’Ispettore Odoardo Giglioli, che vent’anni dopo (nel 1933) curerà la prima pubblicazione integrale del catalogo di tutte le opere conservate nel nuovo museo.
L’inaugurazione solenne avvenne nel pomeriggio del 4 maggio 1913, alla presenza delle autorità religiose e civili. Nell’Archivio Diocesano di Fiesole, oltre a una copia dell’invito (Foto 4), si conservano molti biglietti di ringraziamento e di congratulazioni per l’importante iniziativa. Fra questi, anche un telegramma dell’Accademia dei Georgofili (Foto 5).
Tuttavia le cose non andarono come auspicato e la speranza riposta sugli introiti del museo si rivelò illusoria. Ciò che veniva incassato dai biglietti d’ingresso non bastava nemmeno per pagare il custode del Museo. La mancanza di un’adeguata rendita mise in difficoltà il Taiuti, che il 10 agosto del 1918 aprì una vertenza legale col Capitolo, per rescindere la convenzione ed essere rimborsato della somma anticipata, oltre agli interessi di mora, per un totale di 26.000 lire. Il Capitolo accettò la richiesta, ma non aveva abbastanza denaro per pagare quanto stabilito. Versò subito la somma di 12.000 lire, impegnandosi a trovare al più presto la restante parte. Dopo vari tentativi, alla fine decise di vendere la Casa Guarducci, di sua proprietà. Dalla vendita furono ricavate 10.000 lire, che il Taiuti accettò a saldo. Quindi, con atto del 9 giugno 1924, il Capitolo della Cattedrale di Fiesole acquistò dal sig. Luigi Taiuti l’edificio del Museo Bandini per la somma complessiva di 23.000 lire.
Si concluse così la travagliata storia di questa costruzione. Da allora tante vicende si sono susseguite e il Museo ha conosciuto varie stagioni, ma le nubi dell’antica illusione non si sono ancora del tutto dissolte.
Silvia Borsotti
Bibliografia
G. Raspini, Il Museo Bandini a Fiesole in «Toscana oggi (La parola)», 10 maggio 1987.
M. Scudieri, a cura di, Il Museo Bandini, Firenze, 1993, pp. 45 - 53.
Immagini
Fig. 1 – Progetto del Museo Bandini di Giuseppe Castellucci – Prospetto dell’esterno
Fig. 2 – Progetto del Museo Bandini di Giuseppe Castellucci – Sezione degli interni
Fig. 3 – Museo Bandini – Scala interna
Fig. 4 – Invito all’inaugurazione del Museo Bandini
Fig. 5 – Telegramma dell’Accademia dei Georgofili del 4 maggio 1913