La storia del parco fiesolano
“[…]che le scolaresche d’Italia si facciano iniziatrici di un’idea nobilissima e pietosa: quella di creare in ogni città, in ogni paese, in ogni borgata, la Strada o il Parco della Rimembranza. Per ogni caduto nella guerra, dovrà essere piantato un albero […]”.
Era il 26 novembre del 1922, esattamente 101 anni fa. Pochi forse sanno che queste parole - pronunciate proprio nel teatro romano di Fiesole da Dario Lupi (1876 – 1932), allora sottosegretario alla Pubblica Istruzione del primo governo Mussolini - furono alla base di tutte le numerosissime iniziative che, promosse da appositi comitati istituiti in tutta la nazione, avrebbero portato alla creazione dei luoghi dedicati alla memoria dei caduti della Prima Guerra Mondiale, che ancora oggi caratterizzano urbanisticamente molte delle nostre città.
L’occasione del discorso di Lupi fu la ricorrenza della Festa degli Alberi di quell’anno (Fig. 1). Introdotta in Italia a fine Ottocento sul modello dell’americano Arbor Day, aveva l’obiettivo di sensibilizzare soprattutto i giovani al rispetto per la natura e alla salvaguardia del patrimonio boschivo. Data l’importanza rivestita dall’albero nella vita dell’uomo attraverso le epoche (per andare “poco” lontano, i Romani stessi ritenevano sacri alcune particolari tipologie di albero o intere porzioni di boschi, tanto da dedicare loro addirittura forme di culto), il valore simbolico dell’albero, legato all’equilibrio naturale, alla rinascita e al rinnovamento, era chiaro. Nella proposta di Lupi l’albero, però, assurgeva anche a simbolo di memoria: essa riscosse subito ampio successo, trovando fertile terreno nel diffuso sentimento di commozione e nella necessità di elaborazione del lutto per i 700.000 caduti della Grande Guerra. Solo un anno dopo, in effetti, i comitati istituiti erano oltre 5.700 e i parchi aperti al pubblico più di mille.
Anche Fiesole ebbe il suo Parco della Rimembranza. Fu aperto al pubblico il 15 giugno 1924. Alle pendici del colle di San Francesco, novanta lecci di nuova piantumazione portavano ciascuno una targhetta con nome, cognome, grado, data e luogo di morte di un caduto fiesolano. La forza evocativa del luogo si rinsaldò pochi anni più tardi, quando nel luglio del 1928 fu inaugurata anche l’Ara ai caduti, realizzata su progetto dell’architetto Ezio Cerpi, già ideatore del nuovo Museo archeologico fiesolano (Fig. 2). Il monumento in pietra serena, ispirato nella forma agli altari sacrificali romani, recava gli stemmi fiesolano, sabaudo e fascista, ed era circondato da un recinto in pietra ornato da un fregio graffito dell'artista Umberto Bargellini. Qui il processo di appropriazione di simboli e di memorie del passato e di loro ri-significazione, piegati alle esigenze del nuovo regime fascista, si manifestò compiutamente. Scene allegoriche ripercorrevano la gloriosa storia della nazione italiana: dalle antichissime origini romane, fino al sacrificio recente dei giovani caduti per la Patria e alla successiva rinascita, con promessa di ricchezza e abbondanza, sotto l’egida del governo fascista guidato dal Duce (Fig. 3).
Oggi il Parco è ancora il centro della memoria fiesolana. Dall’immediato dopo-guerra è stato attuato un ampio programma di de-fascistizzazione che ha portato all’eliminazione di tutti i riferimenti al Regime, in particolar modo negli ornati dell’Ara. Il centro simbolico del Parco si è inoltre spostato sull’ampia terrazza progettata dall’architetto Giovanni Michelucci dove si staglia, aperto sulla vista mozzafiato della piana di Firenze, il Monumento ai tre carabinieri di Marcello Guasti (Fig. 4), eretto nel 1964 a ricordo del sacrificio dei tre giovani militari per la difesa di dieci civili fiesolani, nell’ambito della lotta per la liberazione dal nazi-fascismo. Nelle parole di Guasti “[...] l’idea fu di fare questa tenaglia e questa fiamma che la squarciava. Quindi aveva anche un significato simbolico della lotta fra il bene e il male e doveva essere in un punto che si potesse protendere verso l’infinito [...]”. Un’immagine potente, quindi, per ricordare gli atti compiuti in passato per la libertà di tutti e un forte monito per il futuro.
Chiara Ferrari
Immagini
Fig. 1 – Il Manifesto della Festa degli alberi del 1922, Archivio storico del Comune di Fiesole.
Fig. 2 - L’Ara ai caduti fiesolani nel Parco della Rimembranza (1928 circa), Archivio storico del Comune di Fiesole.
Fig. 3 - Alcune delle immagini allegoriche dell’Ara ai caduti: I Genii della stirpe (in alto a sx); L’eroismo, la patria vittoriosa, l’amor patrio (in alto a dx); La ricchezza, il lavoro (in basso a sx); Rinascita italica, fascismo (da Borgioli 2018).
Fig. 4 – Il monumento Slancio verso l’infinito di Marcello Guasti (1964), dedicato ai tre carabinieri di Fiesole (foto dell’autrice).
Bibliografia
M. Borgioli (a cura di), I combattenti e le guerre del Novecento. Documenti, luoghi e monumenti nella memoria pubblica fiesolana, in Quaderni d’Archivio 10, Firenze 2018.
M. Branca - J.K. Nelson, Marcello Guasti, Giovanni Michelucci e il monumento ai tre carabinieri. Studi in margine alla mostra di Fiesole, Milano 2019.
V. Cazzato, Le rimembranze dei parchi, in M.L. Margiotta (a cura di), Il giardino sacro, Napoli 2000, pp. 105 – 117.